Processo Gea:
Sentiti Conte e Ancelotti
Carlo Ancelotti e Antonio Conte sono stati ascoltati come testimoni della difesa di Luciano Moggi al processo Gea. L' attuale allenatore del Bari è stato interrogato sulla vicenda Miccoli per il suo ruolo di capitano della Juventus di allora e ha smentito quanto dichiarato nei mesi scorsi da Fabrizio Miccoli riguardo la sollecitazione ad affidare la sua procura ad Alessandro Moggi quando militavano entrambi nella Juventus: «Io con Miccoli sono stato a cena una sera a casa - ha riferito Conte -. C' erano la moglie e il suo procuratore Caliandro, mi chiesero un' opinione sul problema del rinnovo e sulla possibilità di poter gestire il giocatore assieme ad Alessandro Moggi. Mi chiesero di intercedere con la Juve. Era successo anche con Trezeguet, in quel periodo aveva litigato con il suo procuratore e voleva rinnovare il contratto». Il pm Palamara ha contestato a Conte che Miccoli ha fornito una diversa versione. «Gli ho risposto attraverso i giornali, dicendo anche che se Miccoli avesse avuto la testa sarebbe stato un campione...». Carlo Ancelotti è stato invece ascoltato in merito alla vicenda Amoruso.
(da gazzetta.it)
Miccoli-Conte:
é guerra tra i 2 leccesi
Le ultime affermazioni di Antonio Conte hanno provocato l’ira di Miccoli, che ieri ha risposto in maniera durissima. In primo luogo, è tornato a smentire la versione fornita da Conte in tribunale. «Conte ha detto che io lo avrei invitato a cena a casa mia perché volevo cambiare procuratore? Stranamente quella sera a casa mia c'era anche il mio procuratore. E che sono matto?». Poi le dichiarazioni più “pepate”: «Conte ha detto che io non sono un uomo da spogliatoio, che non sono affidabile? Chiedete ai miei compagni se è vero. Ha detto che non sono come lui? E meno male che non sono come lui». Non meno polemica la chiusura: «Conoscendolo - ha concluso Miccoli sorridendo - sono sicuro che in questo momento starà gufando Ranieri, perché spera di andare alla Juventus. Ma lo pensa lui».
(da corrieredellosport.it)
(Ricordiamo che il 3 aprile scorso Miccoli fu ascoltato come testimone dal P.M. nel processo Gea contro l'ex dg Juve, il figlio Alessandro e altre quattro persone e disse: "Da quest'anno, grazie a Dio, da quando il Palermo è proprietario del mio cartellino, non ho più problemi con Luciano Moggi. Non ho mai saputo le ragioni di questa conflittualità con lui iniziata sin da subito, già ai tempi del ritiro con la Juventus". A sfogarsi così, in un'aula di tribunale, è Fabrizio Miccoli, bomber rosanero, sentito come teste del pm nel processo romano sulla Gea contro l'ex dg della Juventus, il figlio Alessandro e altre quattro persone (Davide Lippi, Franco Zavaglia, Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo) imputati di associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con minaccia e violenza.
Da sempre assistito, come procuratore, da Francesco Caliandro, Miccoli ha ricordato di quando, in prestito al Perugia benchè di proprietà del club bianconero, ricevette una telefonata da Antonio Conte, attuale tecnico del Bari: "Conoscevo Conte perché era un compagno di squadra nella Juventus ed era originario di Lecce come me. Poichè, secondo gli accordi con la dirigenza della Juve era noto che finito il prestito a Perugia sarei ritornato a Torino, mi telefonò apposta per suggerirmi di prendere come agente Alessandro Moggi. "Magari ti puo' aiutare per il futuro", mi disse Conte. Gli risposi che io non avrei cambiato procuratore, che ero soddisfatto di quello che avevo".
L'anno alla Juventus è stato ricordato da Miccoli, memore di una intervista giornalistica resa all'epoca, come "una tragedia. Non mi trovai per niente bene. Non avevo nulla con i compagni, che in parte continuo a sentire. E' che ho avuto problemi con Luciano Moggi. Ad esempio, non mi faceva parlare quando avevo da dire qualcosa o mi fece togliere gli orecchini, pena una multa, quando tale divieto non valeva per gli altri giocatori. Un giorno la Juve fu ricevuta dal sindaco per festeggiare lo scudetto dell'anno prima, e io fui lasciato solo in pullmann. Un giorno Moggi mi convocò in sede dicendomi che sarei stato ceduto al Portsmouth, in Inghilterra. Rifiutai per motivi familiari e lui mi minacciò 'se non vai dove ti dico io smetti di giocare, in Italia non ti vuole nessuno. In Nazionale ci sei andato perché ti ci ho mandato io' ".
Per queste ragioni, Miccoli fece un anno alla Fiorentina ("mi trovai benissimo e ci sarei rimasto volentieri") e poi due anni al Benfica: "Io non so spiegare le ragioni di questo comportamento di Luciano Moggi, non so se dipese dal fatto che rifiutai di affidare la procura a suo figlio che nell'anno alla Juve avrò visto agli allenamenti qualche volta senza però mai parlare della questione".
Ricordiamo anche che il 3 aprile stesso il tecnico del Bari, Antonio Conte, replicò duramente a Fabrizio Miccoli, che lo chiamò in causa nell’ambito del Processo Gea, dicendo: “Miccoli? Un giocatore di basso livello. Ho risposto già su questi argomenti a chi di dovere. Per me nel calcio esistono i calciatori e i giocatori. Zidane e Del Piero sono calciatori. Miccoli è un giocatore di basso livello. Se avesse la testa come ha i piedi sarebbe stato un buon giocatore. Invece…”. Poi ha aggiunto: “Miccoli ha anche scarsa memoria: non si ricorda quando mi invitò a cena con il suo procuratore per parlare di questa questione”. Fonte: repubblica.it)
sabato 11 ottobre 2008
Pubblicato da Real Mimmo alle ore 08:34
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