Per Andrea: lettera da un sentimentale
Caro Andrea,
ti chiamo per nome e non “Dottor Agnelli” perché, pur non essendo presente fisicamente all’evento, mi sento parte di quei tifosi che a Pinzolo ti hanno calorosamente accolto, quei tifosi cui hai risposto: “Non chiamatemi presidente, chiamatemi Andrea”.
Voglio prima di tutto confessarti che su di te ripongo le mie residue speranze di tifoso juventino di ritrovare lo spirito della Juve che fu.
Sarà perché ho un gran ricordo di tuo padre, ju29ro ad honorem.
Sarà perché fino al 2006 tua madre non si perdeva una partita allo stadio, e da quest’anno mi aspetto ritorni a quella vecchia abitudine, dopo quattro anni di significativa assenza.
Sarà perché hai avuto un fratello (non mi piace definirlo fratellastro) tanto gentile quanto sfortunato, una persona che poche ore prima di lasciarci volle assistere dal vivo a una partita della nostra Juve.
Ho un ricordo vivissimo di quella serata e di quell’immagine: fu una delle serate più emozionanti negli ultimi vent’anni di Juve, talmente euforica che forse per la prima e unica volta in vita mia associai la parola “gioia” ad un intervento di Maurizio Pistocchi…
Le telecamere rivolte verso la tribuna mostrarono un ragazzo che si riparava dal freddo nascondendosi nei propri abiti, e di cui si intravedevano a malapena gli occhi, fissi sul rettangolo di gioco.
Immagini di speranza che solo poche ore dopo vennero cancellate dalla triste realtà.
Una realtà tragica, che, senza retorica, mi colpì moltissimo.
Perché, pur non essendo un familiare e non avendolo nemmeno conosciuto, la comune passione per la Juve mi aveva avvicinato a quel giovane e al suo dramma.
Sentivo che era uno di noi, uno che nella Juventus cercava e trovava soprattutto emozioni, e mi riesce difficile pensare che avrebbe mai potuto definirla un “asset”.
Caro Andrea, ti chiamo per nome anche perché non dimentico la scelta coraggiosa che facesti quel maledetto 7 maggio 2006, quando scendesti in campo al fianco di Moggi, Giraudo e Capello mentre contemporaneamente tuo cugino in tribuna li stava scaricando, avallando di fatto Calciopoli.
Già, Calciopoli.
Andrea, nella tua lettera ai tifosi juventini dello scorso 17 giugno hai scritto che, in merito alla vicenda Calciopoli, la società vigilerà perché la giustizia sportiva dimostri di “essere uguale per tutti in qualsiasi momento storico”.
Sappi che fra i milioni di tifosi juventini non esiste uno Zaccone.
Perché la Verità su Calciopoli è un tema sul quale nessun tifoso bianconero accetterà mai di patteggiare.
Il più grande regalo che potresti fare a noi milioni di appassionati è non lasciare nulla di intentato per ottenere giustizia.
Sull’argomento ci sono tifosi più “morbidi” (pochi) e altri più battaglieri (la maggioranza), ma su una cosa entrambe le “correnti” sono in totale sintonia: è chiaro a tutti cos’è stato perpetrato ai danni della Juventus quattro anni fa, e dalla tua Juve, Andrea, tutti ci aspettiamo il recupero del patrimonio di dignità, onore e scudetti.
Gli elementi emersi con la pubblicazione del secondo filone di intercettazioni giustificano ampiamente una decisa presa di posizione nei confronti del primo tassello da rimuovere: la ”patacca” numero 14 dalla bacheca del club più beneficiato da Calciopoli.
Questo a prescindere dalle novità, siano esse positive o negative, che potrà riservarci il futuro relativamente ai procedimenti penali in corso.
Forza e coraggio, Andrea, apprezzo lo sforzo che hai fatto in questi due mesi e ti ringrazio per il massiccio rinnovamento che stai operando in società, soprattutto perché mi hai risparmiato il fastidio di rivedere, alla prossima occasione, alcuni personaggi che frequentavano l’Assemblea Azionisti della nostra Società.
Altri personaggi sono usciti ridimensionati dalla tua “ristrutturazione” e, perdonami se sono così poco signorile, ma mi auguro che in questo ambito specifico tu non sia che a metà dell’opera…
A proposito di “lavori in corso”, Andrea, sono ben consapevole che il lascito tecnico del quadriennio così sciaguratamente gestito dal tuo attuale amministratore delegato complica di molto la costruzione della nuova Juve, la prima che sarà ricordata come tua.
E qui salta fuori lo juventino impaziente che è in me, lo juventino deluso e dubbioso che da quattro anni si sente promettere la Luna e si ritrova puntualmente con in mano un pugno di mosche.
Deriso, umiliato e trattato come il parente sfigato cui la fortuna ha voltato le spalle.
Conosco le difficoltà del mercato, specialmente in un momento come questo nel quale circolano pochi soldi, e anche se giudico alcune scelte alla stregua di scommesse azzardate, e altre addirittura non del tutto comprensibili, voglio lasciarti il tempo di lavorare.
Siamo all’anno zero, sei stato invocato a gran voce da tutti per quattro anni.
Ora tocca finalmente a te.
Rischi molto, e lo sai anche tu.
Perché tu e il tuo staff state affrontando un compito di una difficoltà tale che alla Juve non ha precedenti.
Ti prego solo di ricordare ai tuoi collaboratori che la Juve non è la Sampdoria, e che meno si parla di questo o quel giocatore sui media e meglio è.
E’ un’abitudine poco piacevole che ci portiamo dietro dai tempi dello “smile”, un’abitudine che con la storia della Juventus non c’entra nulla.
E tu, Andrea, lo sai meglio di me.
Per finire, ti chiedo un favore: fa' in modo che non si ripeta l’andazzo degli anni scorsi, quando trattavamo Xabi Alonso e compravamo Poulsen, oppure lavoravamo su un buon giocatore (non un fuoriclasse) come Diego e in generale ci facevamo concorrenza praticamente da soli, sbandierando per mesi l’interesse verso questo o quel giocatore e finendo con alimentare aste fasulle che facevano il gioco del club venditore.
E ti scongiuro, almeno per quest’anno niente regali a Della Valle, e non mi riferisco solo allo sproposito pagato per Felipe Melo, ma parlo anche dei Mutu, dei Balzaretti, dei Marchionni e degli Zanetti liquidati a Firenze a prezzo di saldo.
Non vorrei ritrovarmi Gilardino in bianconero.
Ma nemmeno vorrei ritrovarmi Pazzini, Forlan e neppure Benzema.
Quindi se, come si dice, vuoi fortemente Dzeko, prendilo!
E’ la strada giusta.
Costa parecchio, certo, ma tutti i grandi costano.
E questo lo è per davvero, un grande.
Non cadere nella trappola di chi (Corvino e Garrone) vuole rifilarti i “gioielli” di famiglia, non lasciarti ingannare dal Pallone d’oro del Mondiale.
In assoluto l'uruguagio non sarebbe un errore, ma fra al massimo due anni saremmo nuovamente daccapo, perché in quel settore siamo già abbondantemente stagionati.
Non mi fiderei neppure di un’eventuale “operazione-rilancio” su un saldo di Mourinho.
Andrea, credimi, Dzeko è quello che fa per noi.
Ne abbiamo bisogno come il pane, e se ad oggi pare un salasso, in prospettiva é solo un grande affare.
E un’occasione che non si ripeterà più.
Non sto a fare disquisizioni tecniche che potrebbero lasciare il tempo che trovano e non sono adatte al tono di una lettera che in fondo è un pensiero esclusivamente personale.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia gonfiare il petto, abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia fare un “ooohhhh” di meraviglia per una prodezza, abbiamo bisogno che i nostri piccoli tifosi tornino seriamente a desiderare una maglia da indossare.
Perché, senza offesa, indossare la maglia di un quasi 36enne, per quanto gloriosa, non credo eserciti più molto appeal sui ragazzini che da anni vedono i loro compagni di scuola festeggiare indossando per qualche tempo le casacche di Ibrahimovic, e oggi quelle di Milito e Sneijder.
E si sa come sono i bambini, si affezionano alle cose che donano gioia e, seppure i genitori facciano il possibile per convincerli a rimanere juventini, i dubbiosi sono in aumento.
Ho paura che, se non ci pensi tu, Andrea, di questi bambini disamorati di Juve ne vedremo tantissimi nei prossimi anni.
Buon lavoro, Andrea.
(da www.ju29ro.com)
sabato 24 luglio 2010
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE ANDREA AGNELLI
Pubblicato da Real Mimmo alle ore 17:58
Etichette: Calciopoli 2
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