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sabato 5 marzo 2011

Ranieri spara a zero:
'La dignità non è un assegno'


Ranieri spara a zero: 'La dignità non è un assegno'

Dopo le dimisssioni date al termine di Genoa-Roma terminata 4-3 con la Roma che conduceva per 3-0 a fine primo tempo, l'ex allenatore della Roma Claudio Ranieri non ha atteso la fine del campionato e in un'intervista rilasciata a l'Espresso non usa mezzi termini per commentare il suo addio alla panchina giallorossa che ha lasciato chiaramente molti strascichi e creato numerose polemiche all'interno del mondo Roma.

Si parte proprio dall'ultima immagine con Ranieri che spiega il post Genoa-Roma: 'A Genova la Roma vola. Va sul 3-0 e alla fine si fa rimontare. Nello spogliatoio annuncio il mio addio ai giocatori. Li ringrazio uno a uno. Li saluto. Nessuno fiata. Era necessario che i giocatori non avessero più scuse o capri espiatori. Che discutessero tra loro. Mi risulta lo abbiano fatto'. Le dimissioni da tecnico della Roma sono costate a Ranieri un milione di euro: 'La dignità non è un assegno. A Torino, dove il feeling non era lo stesso, mi sono fatto pagare. Qui era diverso, non mi sarei più potuto guardare in faccia'.

Una situazione degenerata anche a causa delle tante voci societarie che hanno destabilizato l'ambiente: 'Le voci di un cambio imminente al vertice hanno confuso l'ambiente, facendo perdere di vista l'obiettivo - spiega Ranieri - Ho compiuto un errore di generosità. Mi sono detto resto comunque. Combatto. Il mio rinnovo? Non è stato possibile, ma a me interessava relativamente. L'investitura sul mio futuro sarebbe stata soprattutto un segnale diretto alla squadra. Quando 20 persone sanno che sei in bilico, per mantenere l'armonia generale serve saldezza d'animo'. Un caos che alla fine è aumentato con la quasi certezza dei proprietari americani: 'C'erano troppe voci. Troppe false notizie: forse arriva Angelini, domani firma Angelucci. La notizia dello sbarco americano ha propagato il caos definitivo. La macchina è finita fuori strada e poi si è fermata'.

Una situazione insostenibile con troppi giocatori scontenti che esternavano pubblicamente il loro disappunto: 'Ci sono state reazioni che andavano punite. Calci alle borse, musi lunghi e labiali in diretta tv da sanzionare per dare un esempio. Non è accaduto e si è fornito il lasciapassare all'anarchia. Io non sono un personal trainer, io alleno 25 persone. Totti? Lo rifarei giocare 4 minuti, era influenzato. Gioca chi è informa e Totti è un campione che, in un minuto, può cambiare il volto e il senso a una partita. Comunque non abbiamo mai litigato. Francesco è la bandiera della Roma. E nello spogliatoio è probabilmente molto più solo di quanto non appaia'.

Si passa quindi a parlare dei singoli per capire nel dettaglio dov'era il reale problema con ognuno di loro: 'Doni messo fuori? Julio Sergio è un bravissimo portiere - risponde Ranieri - Borriello? Voleva giocare sempre, ma non è che al Milan fosse costantemente titolare. Lo faccio partire dal primo minuto, con il Napoli non vede un pallone. Due giorni dopo analizziamo la gara, glielo faccio notare e risponde: 'Ero stanco, mister, venivo da tre partite consecutive'. Allora non capisco, ma forse sono tardo io. Se sei stanco, perchè dovrei farti giocare anche la quarta e la quinta partita consecutiva?'. Pensieri chiari, decisi, esternazioni dirette che non lasciano spazio ad interpretazioni: 'Pizarro? David da tempo aveva problemi al ginocchio. Fin dall'estate si era allenato poco e male. Non era pronto. Più lo difendevo dandogli il tempo di guarire, più trovavo insinuazioni quotidiane sui giornali. Siccome non sono un'idiota, l'ho preso molte volte da parte: 'Hai dei problemi con me? Ti ho trattato male? Dimmelo in faccia' Se ho commesso un torto non ho paura di ammetterlo. Sono fatto così, non da ieri. E lui: 'No, mister. Nessun problema'.

Differenza abissale quella tra Pizarro e Nicolas Burdisso: 'Pizarro non mi guardava mai negli occhi. Che devo dire? io sono diverso, per me la sincerità è fondamentale. Se devo fare un nome che ricordo con piacere è quello di Burdisso. Un giorno parlai con la squadra. 'Ho una convinzione. Si gioca bene in base a come ci si allena'. E lui, pronto: 'No mister, si gioca come si vive'. Burdisso non si nasconde. Ti guarda sempre negli occhi'.

(foto © LaPresse)

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