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lunedì 5 luglio 2010

La Gazzetta s'inkazza


(da www.ju29ro.com)

I nostri lettori ci segnalano un bel doppio articolo a firma Palombo-Monti su La Gazzetta Sportiva. Direttore e vicedirettore del quotidiano rosa si lasciano, come potete leggere, un po' andare con riferimento alle nuove intercettazioni scovate dalle difese degli imputati, denunciandone l'uso dissennato. Il direttore Monti si trovava altrove nell'estate del 2006, mentre Palombo è uno che con orgoglio può dire "io c'ero". E allora.

Non è stata forse la Gazzetta dello Sport a pubblicare illegalmente le intercettazioni dell'inchiesta di Napoli che non si era ancora conclusa? Un mese avanti alla prima chiusura indagini, ben un mese prima che gli atti fossero noti alle parti? Niente a che vedere, perciò, con la "legge-bavaglio", così strumentalmente invocata dal direttore Monti, ma nell'illegalità rispetto alla normativa vigente allora e tutt'oggi. E si badi bene: non un caso di ordinaria abitudinaria consuetudinaria violazione di tale legge, ma un caso quasi unico, in cui i diritti degli imputati sono stati violati, in assenza del presupposto legale. Dice: tanto è Moggi.

Quanto alla manipolazione. Non fu forse la Gazzetta che pubblicò le intercettazioni di Torino, senza neanche prendersi la briga di leggersi il dispositivo di archiviazione, facendo credere, ad esempio, con un taglia e cuci, che nella famosa telefonata tra Dondarini e Pairetto si stesse preparando una frode sportiva a favore della Juventus? Quando sarebbe bastato leggere la trascrizione della telefonata per intero, e gli accertamenti svolti dagli inquirenti, per comprendere che quella telefonata non aveva nulla a che vedere con l'ipotesi di frode sportiva, e, con le parole di Maddalena, non era equivocabile "nemmeno nella peggiore cultura del sospetto"? Il direttore Monti sa dunque che, secondo le parole di un giudice, la Gazzetta si spinse allora ben al di là della peggiore cultura del sospetto?

E non fu sempre la Gazzetta, e sempre mentre le indagini erano ancora in corso, a confondere gli orari della telefonata tra Giraudo e Moggi, in cui si diceva di Dattilo, che "se è sveglio gli dimezza la squadra", facendo credere che tale telefonata fosse avvenuta prima della partita tra Udinese e Brescia, quando, come invece sappiamo, avvenne dopo? Non fu un errore gravissimo, da costare le dimissioni al responsabile? L'errore venne corretto con colpevolissimo ritardo e tre righe a liquidare la questione. Nello stesso errore, però, la Gazzetta dello Sport è incorsa ancora quattro anni dopo, e sotto la direzione, per l'appunto, di Andrea Monti.

La Gazzetta non giudicò forse come rilevanti e affatto sputtananti telefonate come ad esempio quella in cui Alessandro Moggi si rammaricava di essere andato in bianco con la D'Amico, o ancora quella in cui Moggi e Giraudo parlavano male dei figli di Bettega? Qual era l'attinenza processuale? O forse erano solo strumentali alla creazione giornalistica della "banda di mostri"?

Visto che il direttore Monti prova allora a fare la storia con i se, cercando di immaginare che cosa avrebbe potuto fare nel 2004, ci spieghi casomai cosa avrebbe fatto nel 2006: da direttore, avrebbe lasciato che si diffondessero illegalmente le intercettazioni, che le si piegasse alla peggiore cultura del sospetto, che si sputtanasse a destra e manca? Provi semmai a raccontarci questo: il pulpito per pontificare non può certo essere il suo giornale rosa.

Ecco l'articolo de La Gazzetta:

Ecco come si manipola un' intercettazione
Palazzo di vetro


Aggiungo solo una postilla a una ricostruzione che non ne avrebbe bisogno. Giusto per chiarire ai lettori, ai siti di nani e ballerine e a chi monta queste porcherie come la pensa il direttore di Gazzetta. Siamo di fronte alla diffusione illegale di un' intercettazione in cui un giornalista parla con una fonte facendo, e bene, il suo lavoro. Quello per cui lo pagate ogni mattina. Palombo condiziona le designazioni arbitrali? Per favorire chi, di grazia? La seleçao della Gazza che, tra l' altro, le ha appena buscate nella Press League di calcetto? Se non avesse sfrucugliato Bergamo su Collina, e io fossi stato il direttore di allora, lo avrei (a malincuore) licenziato. Come vedete non tutte le polpette avvelenate vengono per nuocere. Se gli instancabili chef della maleolente cucina di Calciopoli ne hanno in preparazione altre sappiano che il loro gioco è puerile e non attacca. Gazzetta ha seguito tutte le inchieste sulle magagne dello sport italiano e continuerà a farlo. Ciò che invece deve cessare è l' uso dissennato delle intercettazioni - anche quelle del processo Moggi - a puro fine di sputtanamento su commissione. A questo proposito, e solo a questo, la famigerata «legge bavaglio» ci butta in faccia una sacrosanta verità. (Andrea Monti) Alle 11,53 del 7 marzo 2005, l' allora designatore Paolo Bergamo e colui che da quindici anni cura la rubrica Palazzo di Vetro erano al telefono. Nove minuti che potrete tranquillamente ascoltare su Youtube e dei quali si fa oggi, magari senza ascoltarli e solo per sentito dire, un uso distorto e strumentale che merita qualche chiarimento. 1. La telefonata va contestualizzata. Mancano quindici mesi all' esplosione di Calciopoli. Il campionato che poi si scoprirà essere inquinato dalle SIM svizzere riservate da Moggi ai designatori e nel quale Bergamo su utenze intercettate non lesina praticamente a chiunque le proprie attenzioni, è nella sua fase decisiva, un testa a testa Juve/Milan entrambe a 60 punti. 2. Il 7 marzo è un lunedì, l' ultimo dei ventisette lunedì nei quali i designatori scrivono a doppia firma per la Gazzetta dello Sport la rubrica «L' opinione di Bergamo e Pairetto», nelle intenzioni una specie di qualificata moviola del giorno dopo che all' epoca provoca altrui «pruderie» per la ghiotta esclusiva. 3. Sabato 5 marzo, due giorni prima, si disputa all' Olimpico Roma-Juventus. Dirige Racalbuto, attualmente imputato per questa partita nel processo di Napoli: finisce 2-1 per la Juventus grazie a un gol di Cannavaro viziato da fuorigioco e a un rigore di Del Piero concesso per un fallo di Dellas su Zalayeta commesso fuori area, e l' arbitro va oltre questi due decisivi errori combinandone su un fronte e sull' altro di tutti i colori. 4. Roma-Juventus, match ad altissimo coefficiente di rischio e difficoltà, avrebbe richiesto ben altro che non un direttore di gara non internazionale e agli sgoccioli della carriera. Avrebbe richiesto un Collina, in quegli anni e per sei stagioni consecutive nominato miglior arbitro del mondo. Solo che Collina, causa griglie improvvide, la settimana precedente ha diretto nientemeno che Juventus-Siena e perciò non può essere riproposto. Questo, insieme alla decisione unilaterale della Gazzetta dello Sport di porre fine anticipatamente, con la puntata dell' 8 marzo, alla rubrica di Bergamo e Pairetto, è l' oggetto della telefonata. Telefonata che cinque anni dopo, nell' immaginario collettivo di quanti (per fortuna pochi) continuano ad abbeverarsi ai pozzi avvelenati di certa disinformazione, è diventata la «prova» di non si sa bene quale misfatto. Nel ricordare che ad essere imputato, intercettato e allora tesserato della Federcalcio non era chi scrive ma Paolo Bergamo, e poiché verba volant, scripta manent, è utile rileggere quanto pubblicato sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport l' 8 marzo 2005. Il giorno dopo quella telefonata. Il titolo (profetico) del fondo era «Grazie signori, basta così». Ecco il testo: «Molte altre considerazioni tecniche meriterebbe l' anticipo di sabato a Roma. Crediamo che da parte nostra, dei giocatori della stampa, dei vari commentatori, ognuno, per la sua parte, sappia riconoscere errori e debolezze e trovare eventuali correttivi». Profumano di testamento le parole con cui Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto chiudono la loro tradizionale rubrica del martedì, che troverete all' interno di questo giornale. Parole certo meno infelici di quelle pronunciate domenica da Pairetto che non ne ha indovinata una, dalla scusa Champions in giù, nel giustificare il mancato tentativo di utilizzare Collina per Roma-Juventus. L' unico arbitro che avrebbe potuto domare il match che da mesi, per i noti motivi, si sapeva essere il più a rischio dell' intero campionato. Bergamo e Pairetto sono stati convocati giovedì a Palazzo. Carraro non darà loro il benservito. Perché c' è un campionato da portare a conclusione, e dimissionare oggi i designatori equivarrebbe a far passare il principio di una stagione falsata. Inaccettabile. No, Bergamo e Pairetto resteranno al loro posto fino alla fine. Con la speranza, comune a tutti, che sappiano essere un po' più avveduti (e fortunati) nel «pilotare» le prossime designazioni. Il domani è scritto: Collina designatore unico e senza sorteggio. Con l' obiettivo di rimettere insieme i cocci di una categoria arbitrale in questo momento allo sbando. Anche per questo abbiamo deciso di mandare in pensione anticipata l' «Opinione di Bergamo e Pairetto», rubrica che ci ha accompagnato tra alti e bassi per 27 turni di campionato. Il futuro è già qui. Vale la pena guardare avanti».
Palombo Ruggiero, Monti Andrea
da gazzetta.it

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