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venerdì 29 luglio 2011

Serie A - Calciopoli e le sue verità a metà

Serie A - Le stranezze di Calciopoli

Il Tenente Auricchio non passò ai Pm alcune telefonate dell'Inter o che alleggerivano la posizione di Moggi, nonostante i Carabinieri le avessero valutate alla stregua di quelle del dg bianconero.

Piaccia o non piaccia (una frase cara al pm Narducci, uno dei principali accusatori della cupola moggiana nel processo di Napoli), il castello accusatorio costruito nei confronti del dg della Juventus dell’epoca si sta indebolendo sempre di più. E sta mettendo a nodo, soprattutto, le tante stranezze dell’indagine portata avanti dall’autorità inquirente.

Ieri il quotidiano torinese “Tuttosport” ha reso noti alcuni interessanti particolari sull’inchiesta portata avanti dal Nucleo dei Carabinieri di Roma nel 2004/2005, sotto l’egida del Tenente Colonnello Auricchio. Si parla della strana "sparizione" di alcune telefonate che non riguardano i dirigenti della Juventus, bensì di altre squadre, o che, se tenute in debita considerazione, avrebbero potuto alleggerire la posizione di alcuni indagati.

Ma andiamo con ordine. Nel 2004/2005, nell’ambito dell’indagine che portò i carabinieri ad indagare sulla presunta manipolazione del calcio italiano da parte di un grumo di potere a cui faceva capo proprio Luciano Moggi, i Carabinieri della Caserma di via Inselci si trovarono ad ascoltare le chiamate intercettate di diversi personaggi del mondo del calcio. E queste furono catalogate per importanza grazie a dei semplici contrassegni utilizzate in questi casi: nessun segno accanto alle telefonate irrilevante ai fini delle indagini, un baffo verde per quelle poco importanti, due frecce gialli per quelle gravi e tre di colore rosso per quelle molto serie. Tra queste troviamo certamente alcuni dialoghi tra Lucianone e altri personaggi influenti di allora, come il designatore arbitrale Paolo Bergamo.

Prendiamo per esempio la “madre di tutte le intercettazioni”, quella in cui Moggi si occuperebbe della griglia delle designazioni arbitrali in compagnia di Bergamo (Bergamo: “Vediamo chi ha studiato meglio… chi metti in prima griglia di squadre? Di partite?. Moggi: “Aspè… fammi piglià il foglietto. Perché io me la sono guardata oggi per bene, uhm… allora, io ho fatto: Inter-Roma…): giustamente è stata attenzionata e i carabinieri le hanno attibuito lo status di grave, tanto che è stata trasmessa ai Pm. Ma lo stesso procedimento non è avvenuto per il dialogo tra Giacinto Facchetti, ex presidente dell’Inter, e lo stesso designatore, in cui si parla dello score dell’arbitro Bertini con i nerazzurri (4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte) alla vigilia di una partita di Coppa Italia e il dirigente interista “spinge” per la quinta vittoria sotto la direzione del fischietto toscano. Bene, i Carabinieri catalogano l’intercettazione alla stregua di quella di Moggi ma poi questa non arriva ai magistrati.

Il Tenente Auricchio non passò ai Pm alcune telefonate dell'Inter - 2

Lo stesso problema viene a verificarsi per alcune telefonate che in linea teorica potrebbero prosciogliere Moggi o quanto meno semplificare la propria posizione: per mesi il dg è stato accusato di aver chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria (risultando prosciolto, peraltro, in un processo penale svoltosi nel capoluogo calabrese). Tra le 180.000 chiamate a disposizione dei Carabinieri ce ne sono anche alcune in cui Paparesta ridimensiona molto il caso ma anche queste non arrivano sul tavolo dei Pm. Quindi? Quindi significa che chi avrebbe dovuto fare da tramite tra Carabinieri (il corpo preposto all’ascolto) e Pm non ha agito secondo la prassi comune. E quel qualcuno risponde al nome del Tenente Colonnello Auricchio.

Siccome il processo di Napoli è qualcosa di serio, in quanto prevede la possibilità della difesa di portare elementi a proprio carico, perché non pensare che una differente considerazione di certe chiamate avrebbe mutato il quadro valutativo generale di tutta Calciopoli?

Andrea DISTASO / Eurosport

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