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sabato 19 settembre 2009

La verità sul ritorno (mancato) di Ventola
«Col Bari era fatta, qualcuno ha detto no»



L'attaccante di Grumo Appula, Nicola Ventola, alla vigilia della sfida con l’Atalanta rivela i dettagli della trattativa che stava per riportarlo a casa, ma poi è sfumata, per colpa di qualcuno.

BARI — Poteva essere un clamoroso ri­torno. C’è mancato davvero poco che Nico­la Ventola vestisse nuovamente la maglia del Bari. E che domenica fosse l’ex di lusso nel match con l’Atalanta. Il 31enne attac­cante di Grumo Appula, una delle perle più brillanti provenienti dal settore giova­nile biancorosso, è stato a lungo a contat­to con Giorgio Perinetti fino a qualche set­timana fa. L’accordo con i galletti sembra­va raggiunto, ma sul filo di lana qualcosa si è rotto. Ed ora il centravanti ex Inter è un nome pesante nella lista degli svincola­ti. Una realtà difficile da accettare per chi ha calcato i grandi palcoscenici, sfiorando anche la nazionale. Attendendo la chiama­ta giusta, la punta si gode la sua famiglia: la moglie Kartika Luyet (modella brasilia­na) ed il piccolo Kelyan che tra qualche giorno compirà cinque anni. Bari-Atalan­ta, però, resta per Nicola la sfida del cuore. Il confronto tra la squadra della sua terra e quella che per ben due volte lo ha portato a nuova vita quando i gravi infortuni ave­vano pregiudicato la sua carriera. Arduo, pertanto, avventurarsi in pronostici. An­che se l’auspicio del bomber è che, al di là del risultato del prossimo match, entram­be le compagini si presentino al traguardo finale con la permanenza in tasca.

Nicola Ventola, come vivrà Bari-Ata­lanta?
«Non so se avrò la forza di seguire l’in­contro. Si tratta di due piazze che hanno significato troppo per me. Peraltro, si pro­fila un match dai contenuti forti. Il Bari vie­ne da tre pareggi di fila e da prestazioni importanti come quelle con Inter e Paler­mo. Quindi vuole vincere per avere la con­troprova del suo valore. L’Atalanta, inve­ce, ha assoluto bisogno dei tre punti per staccarsi da quota zero e da una classifica assolutamente non rispondente ai valori tecnici. In casi del genere, spesso viene fuori un pareggio. Un risultato che, dati i miei sentimenti, non mi dispiacerebbe af­fatto» .

E pensare che avrebbe potuto giocare anche lei.
«E’ vero. C’era la concreta possibilità che tornassi a Bari. Durante l’estate ho sen­tito più volte il ds Perinetti, sembrava che potessi inserirmi bene anche nel progetto tecnico di Ventura. Purtroppo, però, l’ac­cordo è saltato. E certo non per ragioni economiche. Il vero motivo ancora non lo conosco, anche se un’idea me la sono fat­ta» .

Sarebbe?
«Può darsi che la società ritenga inop­portuno avere baresi in organico. Forse perché in passato c’è stata qualche esperienza poco felice. Tuttavia, spero che non sia una linea troppo rigorosa. Perché un bare­se darebbe sempre più del massimo per la maglia biancorossa».

E se il Bari ci ripensas­se e tornasse sulle sue tracce?
«Non esiterei un attimo a dire di sì. La dirigenza lo sa: la mia disponibilità è totale e Bari rappresenta sempre una priorità rispet­to ad altre soluzioni. Anche perché con il presidente Matarrese ho un rapporto splendido. Un legame che in tutti questi anni non si è mai scalfito».

A proposito, lo sa che presto potrebbe passare la mano?
«Finché non lo vedo con i miei occhi, non ci credo. Vincenzo Matarrese vuole troppo bene al Bari. Barton? Non lo cono­sco. Ma se proprio dovrà esserci il passag­gio di proprietà, mi auguro che chi verrà faccia il meglio per la società. Il Bari ha ap­pena riconquistato la serie A: un patrimo­nio che non si dovrà più perdere».

Quali sono i suoi ricordi più belli in biancorosso?
«Tutto nel Bari è stato stupendo: stiamo parlando della squadra che mi ha cresciu­to. Il campionato del ’97, però, resta uno dei momenti più esaltanti: raggiungem­mo la promozione in A a dispetto di ogni pronostico. E poi il match contro l’Inter dell’anno successivo: rientravo da un gra­ve infortunio e segnai il gol della matema­tica salvezza».

Le sue emozioni a Bergamo, tuttavia, sono ugualmente forti.
«L’Atalanta è stata la società che ha cre­duto in me nei momenti più difficili. In ne­razzurro mi sono sentito di nuovo calciato­re quando tutto tutti mi davano per finito. Mi hanno preso prima nel 2000, reduce da un’opaca stagione a Bologna, poi nel 2005, di rientro dalla parentesi al Crystal Palace condita dall’ennesimo guaio fisico. Anche a Bergamo ho vinto un campionato di B e nella massima categoria sono andato a se­gno con Juventus e Milan. Indimenticabi­le » .

Che cosa c’è nel futuro di Ventola?
«Il calcio. Ho 31 anni, non ho alcuna in­tenzione di smettere. Mi sto allenando con il Novara, fisicamente sto benissimo. Forse ho fatto alcune scelte sbagliate. Nel­l’ultimo campionato, infatti, avevo ricevu­to diverse offerte, ma volevo assolutamen­te arrivare alla scadenza del contratto per trovare una sistemazione definitiva. Inve­ce, una serie di situazioni non hanno dato gli sviluppi sperati. Adesso posso trovare collocazione soltanto in serie A, dato che in B quasi tutti club hanno completato le liste. Noto, tuttavia, che molte squadre stanno ancora completando l’organico. C’è qualche trattativa in corso, vedremo. Una cosa, però, è certa: aspetto solo un’oc­casione. Ventola ha ancora qualcosa da di­re».
(a cura di Davide Lattanzi da corrieredelmezzogiorno.corriere.it)

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