Inter: non è una stangata
semmai una lezione
Versare lacrime dal pulpito interista rimane un esercizio molto chiassoso anche se, per adesso, il vittimismo non paga. I nerazzurri puniti il giusto per i gesti di nervosismo contro la Samp. Il tecnico portoghese non deve sentirsi prigioniero: può andarsene dall'Italia quando desidera
TORINO, 23 febbraio - Restiamo dell’opinione che piangere su una Rolls Royce sia più agevole che farlo su una Panda. E che Mourinho, lamentandosi come gli riesce meglio di qualsiasi altro (lui che da due anni ha il privilegio di guidare la più ricca e forte delle squadre italiane), non si spinga oltre le colonne d’Ercole della banalità ma finisca persminuire il suo considerevole Q.I. Versare lacrime dal pulpito interista rimane un esercizio molto chiassoso anche se, per adesso, il vittimismo non paga. Anzi, tenuto conto delle decisioni del giudice, produce un pericoloso effetto alla rovescia. Addirittura squassante per la capolista.
LA LEZIONE - Non si tratta di una stangata, semmai di una lezione. Nel comune senso del pudore, a volte stangata è sinonimo di pena eccessiva, lezione invece è lezione e basta. La verità è che Mou ha sollevato un “casinho” tale da risucchiare nell’imbuto della sua protesta smodata una buona fetta di Inter, alle prese con una labilità nervosa fuori dall’ordinario in considerazione del fatto che da 139 domeniche è padrona del campionato. Cambiasso che tenta di prendere a pugni un avversario e Muntari che insulta gli ufficiali di gara sono un pessimo sintomo, come Oriali inibito (e multato) per avercontestato la presenza dei procuratori federali nei pressi delle panchine. Davano fastidio? Impallavano le telecamere?
LE PICCONATE - Mourinho è bravo: con un paio di picconate e un gesto polemico ha scrostrato la ruggine del settore arbitrale, ha innescato la reazione del presidente Abete, ha compattato la categoria dei suoi colleghi, ha sgretolato gli ultimi dubbi di chi si considerava borderline, ha fatto passare sotto traccia che l’Inter, ancorché ridotta in 9, ha tenuto il campo alla grande contro la Sampdoria. Mourinho non è mai stato sfiorato dal sospetto che se la sua squadra perde colpi e sente il fiato sul collo di Roma e Milan non è colpa degli arbitri ma di una summa di ragioni tecniche. Oppure no, è così Speciale che lo ha capito e gioca a creare confusione per salvare la pellaccia. Comunque sia, rimane una constatazione da sviluppare: se non digerisce l’Italia, gli italiani e il calcio che si pratica qui, può sempre andarsene. Nessuno lo tiene prigioniero. Con le manette.
(di V. OREGGIA da tuttosport.com)
martedì 23 febbraio 2010
Pubblicato da Real Mimmo alle ore 20:44
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