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mercoledì 17 giugno 2009

Paparesta: «A Reggio non fui chiuso dentro»


L'ex arbitro: «Non scrissi nulla del litigio con Moggi, avrei fatto lo stesso con Inter o Milan»

NAPOLI, 16 giugno - Continua la sfilata di protagonisti di Calciopoli al processo in corso a Napoli (a proposito: ricordate il rito abbreviato per Giraudo e alcuni arbitri, l'hanno abbreviato al 26 settembre e al 24 ottobre per le prossime due udienze...), stavolta la parola e' passata all'accusa. E in particolare all'ex presidente della Salernitana, Aniello Aliberti, che, in qualita' di testimone, davanti alla nona sezione del tribunale partenopeo ha puntato il dito contro Mariano Fabiani. L'ex dirigente del Messina, nonche' persona molto vicina a Luciano Moggi, e' stato accusato di avere proposto ad Aliberti una contropartita economica («Trecento milioni di lire») «per fare vincere il Messina». Il tutto sarebbe avvenuto sotto il tunnel dello stadio Arechi di Salerno tra la sorpresa dello stesso Aliberti, perche' «una cosa del genere non puo' essere fatta un'ora prima della partita». E quando andrebbe fatta? C'è un tempo giusto che Aliberti conosce per fare certe cose? viene da domandarsi. Secondo l'ex presidente dei granata, che pero' ha precisato di non avere elementi a sostegno della sua tesi, il tentativo di aggiustamento della partita era una sorta di copertura per «eventuali favori dell'arbitro Gabriele» che, stando ancora al racconto di Aliberti, a quel punto «non ci favori', con difficolta' superavamo la meta' campo». L'ex presidente della Salernitana ha parlato anche dei rapporti tra Moggi e Fabiani, rispondendo alle domande dei pm Narducci e Capuano (sostituto del pm Beatrice, chiamato alla Direzione Nazionale Antimafia: la coppia celebre dei pm è ormai andata in archivio), portando come esempio l'operazione Zoro (difensore ivoriano passato al Messina), che si svolse a Torino, nel corso di una cena cui era presente anche Moggi. Il legale di Fabiani, Silvia Morescanti, ha ottenuto l'acquisizione di due provvedimenti di archiviazione per altrettante denunce-querele circa le quali Aliberti ha detto di non essere al corrente.

PAPARESTA JR. - Ieri era anche il turno dell'ex arbitro Gianluca Paparesta che, tornando ai fatti di Reggina-Juventus, ha detto di non essersi accorto che la porta dello spogliatoio fosse stata chiusa da fuori, provocando cosi' la pronta risposta del pm, che gli ha ricordato la sua deposizione nella fase istruttoria. In quella sede, infatti, l'ex fischietto di Bari disse che un suo assistente aveva avuto l'impressione che da fuori qualcuno avesse chiuso la porta. Ebbene nessuna certezza, come più volte ripetuto fuori tempo massimo, da parte di Paparesta sulla chiusura nello spogliatoio del Granillo. Attenzione, però, perché Paparesta ha spiegato che la mancata refertazione dell'alterco pesantissimo con Moggi e Giraudo non era dovuto al fatto che fosse la Juve la squadfra interessata. Avrebbe evitato di scrivere sul suo rapporto arbitrale del litigio furibondo anche se si fosse trattato di Inter, Milan o altre squadre. L'ex arbitro barese ha poi chiarito che a suo avviso le cose nel calcio non siano cambiate poi molto, segnalando Trefoloni come l'arbitro più vicino agli allora designatori e oggi imputati Pairetto e Bergamo. Paparesta ha confermato che le schede estere per parlare con Moggi e Fabiani furono consegnate a suo padre, al quale l'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese, avrebbe consigliato di avere buoni rapporti con Moggi per sperare in una una carica nel mondo arbitrale. Ultimo test dell'accusa il procuratore, Dario Canovi che, in particolare, si e' scagliato contro la Gea. Prossima udienza il 30 giugno.
(da tuttosport.com)

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